Preg.mo Prof. Orazio Schillaci
Ministro della Salute
Egregio Ministro della Salute,
Le affermazioni che abbiamo letto sui giornali, secondo cui non esistono medici indigenti, purtroppo, hanno il sapore di una posizione fuorviante e potremmo dire demagogica.
Forse non si può parlare di indigenza in senso stretto, ma quello che vedo ogni giorno negli occhi dei colleghi con cui lavoro è spesso una profonda umiliazione.
Sicuramente anche la Fnomceo e altre rappresentanze sindacali avranno modo di contestare. Il medico si forma per molti anni, un percorso che lei, in qualità di professore, conosce bene; si tratta di una preparazione di altissimo livello, specialistica, che richiede costanza e impegno.
Quando un medico entra nel mondo del lavoro, deve alternare turni di guardia, notti e disponibilità continua, tutto per garantire la salute pubblica; in caso di emergenza, operazioni o persino durante una pandemia – e forse ce lo siamo dimenticati – è lui a correre in prima linea, spesso mettendo a rischio la propria vita senza chiedere compensi extra.
Nel fare tutto questo, molti medici cadono nel burnout, le loro relazioni familiari ne soffrono e le loro vite private si frammentano: l’ospedale, il distretto o l’ambulatorio diventano il loro mondo, il loro centro.
Umiliare questa categoria sostenendo che i medici non si trovano in difficoltà economiche non sembra una strategia utile a motivare chi già ogni giorno fa sacrifici per il sistema sanitario nazionale; anzi, sembra quasi mirare a qualcos’altro.
I sanitari, non solo i medici, tutti i professionisti della salute intraprendono questa professione non solo per una questione economica, ma per contribuire a migliorare la salute della collettività, oggi concepita in chiave biopsicosociale, come indica l’OMS e come è scritto sulla targa all’ingresso del suo Dicastero.
Eppure, negli ultimi tempi, sembra sempre più evidente un tentativo di dividere i professionisti sanitari: talvolta si “tifa” per i medici, altre per gli infermieri, altre ancora per i farmacisti, ma mai per gli psicologi – quelli, sembra, sono lasciati a loro stessi.
Pregevolissimo Ministro esistiamo anche noi!! Che condividiamo con i medici almeno nove anni di formazione, quella specialistica a carico delle nostre famiglie mentre per i medici è a carico dello Stato.
Comprendo la frustrazione di un Ministro che, di fronte a promesse fatte, deve misurarsi con i limiti imposti dal Ministero dell’Economia: tuttavia, ciò non giustifica umiliare il medico e, con esso, l’intera categoria sanitaria.
Oggi tocca ai medici, domani potrebbe toccare agli infermieri. Invece, sarebbe bastato un messaggio più semplice: “Non ci sono risorse, stiamo facendo il possibile”. Nessuno avrebbe potuto biasimarla per aver ammesso questa verità.
In attesa di un ripensamento, Le porgo distinti saluti.
Dr. Ivan Iacob
Segretario Generale Associazione Unitaria Psicologi Italiani