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“Speriamo che sia Donna” apre certamente uno spazio di evocazioni che si avvicina al riverbero del big bang…

Lungi dall’intenzione di alimentare polemica o perfino retorica, desidero piuttosto sollecitare un’autoriflessione a tutte noi donne.

Da qualche decennio si è accentuata l’attenzione sulla necessità di superare la mancata parità di genere, la disparità sulle opportunità professionali e sull’investimento di posizioni di gestione di rilievo da parte delle donne. Sono state fatte analisi e studi al fine di focalizzare quali variabili influissero nella disparità tra una popolazione femminile, più numerosa, più istruita e meno vantaggiata in termini professionali e di carriera rispetto alla popolazione maschile.

Si è rilevato quanto determinati aspetti culturali e sociali abbiano influito negativamente sulle opportunità per le donne, ritenendole meno capaci di occuparsi della “cosa pubblica” e più adatte a professioni umanistiche e ruoli di accudimento.

Possiamo aggiungere che condizioni contrattuali carenti sulla tutela della maternità e conciliazione vita-lavoro abbiano influito sui percorsi di scelta delle donne.

Oggi è altrettanto vero che la sensibilità ad abbattere questo “tetto di cristallo” è maggiore da parte degli stessi uomini.

Il punto è quanto noi donne siamo disposte a cogliere queste condizioni in via di cambiamento.

Quanto ci riconosciamo appropriate nel ricoprire determinati ruoli che richiedono qualità che normalmente sono state attribuite agli uomini e non a noi donne. Quanto siamo disposte a confrontarci in ambito più competitivo piuttosto che accogliente e nutriente. Quanto siamo disposte a difendere e valorizzare la nostra capacità intuitiva. Quanto desideriamo dimostrare la possibilità di integrazione tra il femminino e il mascolino, la collaborazione con l’assertività, l’inclusione con la dominanza, la circolarità con la linearità, l’emozionalità con la logica.

Se con onestà siamo disposte ad assumerci questa responsabilità, non solo ne saremo in grado ma cominceremo ad avere riscontro a tutto tondo (non di eccezioni: presidente del consiglio, governatori regionali, sindaci, presidenti degli Ordini, segretari generali delle OO.SS) che l’autodeterminazione femminile è la normalità.

Segretario Generale Aggiunto AUPI
Alessandra Medda

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