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<<Gentile direttore,

dopo sei mesi di serrato confronto ed un testo che recepiva una possibile sintesi tra interessi contrapposti, tra datori di lavoro e sindacati è stato messo in discussione nell’ultimo incontro in ARAN il 26 luglio. Come gruppo dirigente AUPI abbiamo atteso qualche giorno per comprendere quali potessero essere le vere motivazioni che di fatto hanno rallentato l’iter di questo contratto.

Sapevamo tutti, fin dall’inizio, che questo non sarebbe stato un contratto economico soddisfacente, sapevamo che avremmo prevalentemente agito sulla parte normativa e così si è fatto. Abbiamo trovato un ARAN disponibile su alcuni temi e ci siamo impegnati per migliorare le condizioni di lavoro. Per la prima volta all’interno del CCNL compare una regolamentazione dell’orario tale da limitare gli effetti del DPR 502/92 art 15 comma 3. Non possiamo dimenticare che il DPR sopra citato afferma “Il dirigente, in relazione all’attività svolta, omissis, è responsabile del risultato anche se richiedente un impegno orario superiore a quello contrattualmente definito”.

Forse, non tutte le argomentazioni che hanno determinato un rallentamento alla stipula del contratto appartengono al tavolo della contrattazione. Per modificare i parametri fondamentali di un Contratto ci vuole un cambio normativo e un finanziamento ulteriore. In sostanza altri tavoli e altri interlocutori ( il Governo Nazionale nelle sue articolazioni e competenze, Il Parlamento e i nostri datori di lavoro, le Regioni). Tuttavia, su questi fronti non si capisce se è più importante avere una migliore qualità di vita o uno stipendio maggiore. Credo che qualcuna delle componenti il tavolo negoziale ancora non abbia deciso quale sia l’obiettivo prevalente.

Bisogna fare ogni sforzo possibile affinché al tavolo negoziale si crei una maggioranza, la più ampia possibile, disponibile a firmare, non a tutti i costi ma portando a casa ciò che si è raggiunto e spostando alla prossima tornata contrattuale ciò che oggi non ci piace. Siamo altresì consapevoli che l’unanimità, nella storia della contrattazione sindacale, è stata raggiunta pochissime volte. Adesso siamo tutti impegnati a cercare il più ampio consenso possibile sul testo.

Forse si potrebbe provare a cambiare metodo.

Forse dovremmo essere più attenti alle esigenze che gli iscritti e i dirigenti tutti ci sottopongono, sapendo che il contratto si sottoscrive tra due soggetti (sindacati e datori di lavoro) che rappresentano interessi diversi e qualche volta contrapposti.

Un buon contratto è quello che vede le parti consapevoli di aver ceduto qualcosa e di aver portato a casa dei risultati, sapendo che la partita non finisce con la firma di questo Contratto e che il confronto continua visto che il triennio contrattuale, 2019-2021 è terminato il 31 dicembre 2021. Al più presto si deve iniziare la contrattazione per il triennio 2022-2024.

Gli arretrati dell’ipotesi contrattuale in discussione come dichiarato dall’ ARAN si attestano circa sui 9.000 euro, la distribuzione delle rivalutazioni è stata spostata maggiormente sulla parte fissa delle voci contrattuali. C’è l’attenzione ai giovani assunti con una rivalutazione maggiore dell’incarico finanziata dal Fondo di risultato. Cifre esigue ma ben distribuite per avere anche dei benefici pensionistici.

Non sempre ulteriori approfondimenti e richieste portano a migliori risultati potrebbero anche mettere in discussione quanto raggiunto. Ci auguriamo che nella contrattazione del 2 agosto si possa superare questa impasse.>>

(Fonte: QuotidianoSanità)

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